Sembra fragile come una farfalla, ma la sua forza si disvela appena impugna il suo violoncello. Che usa in maniera inconsueta e portentosa
Entra a passo veloce col suo violoncello nella sala dell'Auditorium Falcone a Montepulciano, Naomi Berill. Irlandese, nata a Galway in una famiglia tutta di musicisti, genitori e fratelli.
Sembra un'esile farfalla che si posa su un fiore. Ma quando comincia a suonare con il suo stile anticonvenzionale, svela un'inaspettata energia. Adopera il suo strumento anche con l'archetto, come da prassi. Ma più spesso senza, a mani libere: lo tratta come un contrabbasso, scandendo un'incalzante base ritmico-melodica, ma più volentieri quasi fosse una chitarra, pizzicando le corde plasmando accordi su accordi, ed accompagna così la sua voce. Creando così una miriade di colori e di ritmi, con una bravura ed una originalità di stile che sorprende. Studi severi ne hanno fatto una polistrumentista: in un paio di brani suona – e bene - anche la chitarra vera e propria, ma il feeling forse non è lo stesso.
A tu per tu col pubblico
Parla bene l'italiano, Naomi Berill – vive da anni a Firenze - e ha collaborato con tanti grandi musicisti: Mario Brunello, Giovanni Sollima, Simone Graziano, e con il coreografo Virgilio Seni. Presenta al suo pubblico, commentandoli uno per uno, una dozzina di composizioni proprie ed arrangiamenti di titoli altrui. Alcuni vengono alcuni dai primi due CD da lei pubblicati (From the Ground del 2014 e To the Sky del 2017), altri troveranno posto nell'album Suite Songs in prossima uscita a settembre.
Un viaggio attraverso vari generi – un po' di jazz, molto folk, qualche incursione nel pop - e attraverso varie epoche: troviamo ad esempio una bella rivisitazione delle seicentesche Che si può fare di Barbara Strozzi e di A new ground di Henry Purcell, accanto a Swing 42 di Django Reinhart. Un pezzo strumentale cui ha sovrapposto versi propri, e nel quale il suo violoncello vola e pare trasformarsi nello strumento del mitico jazzista gitano. Un viaggio che peraltro vede nella tradizione popolare d'Oltre Manica il suo punto focale, sia nelle variazioni strumentali a passo di danza di Jig & Red, sia nel suo arrangiamento di Black is the colour, vecchia melodia scozzese ripresa pure da Nina Simone ed inserita da Luciano Berio nelle sue Folk Songs.
Musiche e versi propri, musiche e versi d'altri
A parte il suo stile strumentale che mischia vari accorgimenti ritmico-melodici, alternando passi d'accompagnamento a momenti solistici, il pubblico è sedotto anche dal suo raffinato ruolo di cantante. Piacciono molto le composizioni originali, che dimostrano una felice vena di autrice: sono Lady eJourney, che aprono il concerto; Northern Shorelines, che parla degli emigranti irlandesi diretti in America; Lucile, dedicata a Jimi Hendrix ed alle sue donne. Piacciono pure certe poetiche riletture di titoli classici: del blues, come I Want a Little Sugar in My Bowl di Nina Simone, o del pop come He'll Meet Again di Vera Lynn – riscattato dalla sua zuccherosità con un veloce andamento dixie - e Feelin Groovy di Simon & Garfunkel. Se Naomi Berill passa dalle vostre parti, non perdetevela.
Concerto visto il 26/07/2019 nell'Auditorium Falcone di Montepulciano